Lo “Spazio Mamme” è un programma di Save the Children Italia Onlus rivolto alla prevenzione alla povertà educativa con l’obiettivo di favorire e aumentare le opportunità di una crescita sana per i minori che vivono in contesti vulnerabili. La Cooperativa sociale Antropos Onlus gestisce lo Spazio Mamme situato nel Punto Luce di Torre Maura, a Roma.
L’offerta laboratoriale è finalizzata a valorizzare e potenziare le capacità genitoriali, stimolando genitori e bambini a mettersi in gioco. Le attività vengono implementate attraverso gli incontri di gruppo, con lo scopo di rafforzare il legame genitore-bambino. Le educatrici facilitano la comunicazione anche tra i genitori sempre con l’obbiettivo di creare un ambiente sereno e di complicità, mettendo da parete pregiudizi e timidezza.
A seguito del lockdown, lo Spazio Mamme ha abbracciato il cambiamento, seguendo le indicazioni e mettendo in atto le misure anti Covid: e abbiamo rilevato il valore aggiunto di lavorare nei piccoli gruppi mamma bambino!
Quando a giugno scorso le porte dello “Spazio Mamme” sono state riaperte, abbiamo avvertiamo un senso di disagio, come se fosse uno spazio estraneo, che sembrava non appartenerci. Ci siamo guardati intorno e tutto quello che avevamo lasciato prima della chiusura, ci appariva “stonato”, come i disegni incompiuti che erano stati iniziati in un’atmosfera inconsapevole e leggera.
Il lavoro educativo – basato sull’accompagnamento e lo stimolo alla crescita – ci porta ad interrogarci prima di tutto sul come riprendere, ci sembra davvero tanto quello che c’è da restituire ai bambini dopo un tempo così ingiusto di privazione e mancanza di colore.
I lunghi mesi di attività a distanza ci hanno allenato a reinventarci ed a cercare nuove strade: ora riguadagniamo la possibilità di guardare negli occhi coloro che abitano solitamente lo Spazio Mamme, e sebbene tante cose debbano cambiare sappiamo che finalmente lo schermo tra di noi può cadere. Così lo racconta Katarina Ilic, responsabile dello Spazio Mamme: “Abbiamo capito che il nostro principale obiettivo è quello di tentare di restituire a grandi e piccoli un senso di appartenenza, calore, divertimento, condivisione, gioia di scoprirsi e stare insieme. Tutto quello che possiamo mettere in campo per raggiungerlo sarà nostro alleato. Il lavoro in piccoli gruppi di cinque bambini e cinque mamme con un’educatrice di riferimento costante – per lavorare nel rispetto della massima tutela e sicurezza di tutti – ci ha insegnato a guardarci negli occhi, ora più che mai filtro prezioso di scambio ed incontro. Anche lo spazio prende nuova forma: di fronte ad alcuni angoli chiusi riscopriamo lo spazio esterno e lo coltiviamo in ogni senso affinchè possa accogliere il desiderio gioioso di movimento e condivisione dei nostri piccoli utenti”.
Alla ripresa dell’attività dopo il lockdown, l’emozione era enorme, eravamo increduli e impacciati, nessuno sapeva cosa vuole dire vivere a distanza di sicurezza. Poco a poco è prevalsa l’allegria e tutte le attività sono diventate come fuochi di artificio, sorprendenti anche per le stesse educatrici che le hanno pensate perché vengono potenziate da chi le riceve e tornano indietro piene di vita e di calore. Con i piccoli gruppi abbiamo strutturato un “percorso di scoperta” fatto da diverse tappe: siamo partiti da un’attività espressiva per scioglierci, ritrovarci e raccontarci il lungo tempo passato lontani, poi abbiamo giocato in cerchio, abbiamo letto storie per sognare e ci siamo immersi nei giochi d’acqua sotto il sole estivo.
Racconta ancora Katarina: “Ci sentiamo di nuovo tutti vivi, ognuno nella propria pelle, ma non più prigioniero di sé. I bambini saltano, ed è davvero una gioia vederli. Noi adulti – genitori ed educatrici – ci sorprendiamo nello scoprirci ugualmente gioiosi e sfrenati. La cosa straordinaria è che quello che inizialmente leggevamo solo come limite si trasforma in risorsa: ritrovarsi in gruppi così piccoli ci regala un clima protetto, un microcosmo dove le barriere cadono facilmente e ci si (ri)scopre. I bambini si mostrano, è facile contattarli in tutte le loro potenzialità e fragilità: il lavoro educativo può essere affinato, si è in ascolto di tutto e di tutti, anche dei sussurri più timidi ed incerti. L’educatrice riesce ad essere ponte quando la voce del bambino non arriva al genitore, occhi quando quelli del genitore non riescono a vedere. Anche il mondo degli adulti è più aperto, si crea maggiore scambio tra i genitori e si apre un canale di comunicazione più profondo con l’équipe educativa”.
Il microcosmo ci rende di nuovo comunità, tutti umani, tutti grati, tutti in un cammino di crescita e consapevoli che la condivisione è un dono prezioso.
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